Le prime notizie che siamo riusciti a raccogliere sulla nostra famiglia risalgono al 1527, quando, durante il sacco di Roma, gli antenati di mio nonno Enrico furono costretti a fuggire dalla città capitolina
per motivi politici. Da Roma giunsero in prossimità di Arezzo, a Palazzo del Pero, dove acquistarono la loro prima proprietà, in località Novole. Si trattava di un podere in alta collina, composto da un grande casolare in pietra, ancora oggi esistente, al cui piano terra si trovavano le stalle, in cui venivano allevati cavalli da lavoro e vacche chianine, circondato da terreni a terrazzamento coltivati a cereali, bosco ceduo utilizzato come fonte di riscaldamento e castagneti da frutto.
In seguito i Romani acquistarono altri possedimenti: Le Vigne, Maiano, Talamone, Usciano ed infine nel ‘700 Badia Ficarolo. Tutte queste unità poderali erano indipendenti tra di loro e ciascuna produceva tutto il necessario al sostentamento dei contadini che vi risiedevano: cereali, vino, olio, castagne, legna da ardere, formaggio, carni, ortaggi.
Ancora oggi, in conseguenza della usanza per cui il figlio maschio maggiore ereditava tutta la proprietà immobiliare, mio padre possiede tutti questi poderi, ad eccezione di quello di Novole da lui venduto
anni addietro. Proprio durante la sua gestione però la situazione della agricoltura è radicalmente mutata: forse ancora più repentinamente che altrove, a causa del clima e della conformazione geografica delle nostre zone, la civiltà contadina ha ceduto il passo. Tutte le case coloniche sono state nel tempo abbandonate e la redditività della attività agricola è andata via via scemando. Mio padre, Giuseppe, non ha però mai voluto mollare e molto di quello che ha guadagnato con altre attività lo ha poi investito nella Azienda Agricola, spinto da un amore ed un attaccamento quasi morboso a quei possedimenti che la famiglia Romani, Nobile e Patrizia, come si legge ne Il libro d’oro della Toscana (1914), si era tramandata di padre in figlio. Attualmente i circa 230 ettari di estensione della proprietà sono in una piccola parte seminati a cereali, altri utilizzati come prato pascolo e per la maggior parte consistono di bosco ceduo e castagneto da frutto.
Probabilmente è stato lo stesso amore che ha spinto me, Enrica, ad occuparmi dell’Azienda Agricola. Una volta terminati gli studi universitari ho avuto l’idea di ristrutturare una delle case coloniche di Badia Ficarolo ed utilizzarla come agriturismo. Il progetto fu accolto con grande entusiasmo da mio padre, che in tal modo riuscìva a realizzare un suo grande desiderio, vedere rivivere almeno una delle case di sua proprietà.
Erano gli anni ottanta, ancora l’Agriturismo era una attività quasi sconosciuta, non esistevano leggi precise in materia e fu veramente difficile riuscire a superare tutti gli ostacoli burocratici.
Il fatto poi che il luogo avesse anche una importanza storica, in quanto sede di una Abbazia e del rispettivo Convento, non ha certo facilitato la situazione, ma la determinazione di mio padre e mia prevalsero su tutti gli ostacoli e le difficoltà incontrate tanto che nel 1994 erano pronti i primi tre appartamenti e quattro anni dopo, con la ristrutturazione di una seconda casa colonica, altri quattro, per concludere nel 2000 con la costruzione della piscina e la ristrutturazione delle vecchie stalle adibite alla ristorazione.
Durante tutto questo percorso babbo Giuseppe mi è stato molto vicino sia per i lavori di ristrutturazione che per la conduzione dell’Azienda Agricola e io ho potuto impiegare parte del mio tempo per prepararmi a questa nuova attività seguendo vari corsi di formazione.